I miracoli di Gesù

(012)

Guarigione del lebbroso Abele per intercessione di Samuele (63.5)

"Sei buono, Samuele; per questo la grazia ti ha visitato. Chi ama merita tutto da Dio. Ma ecco là qualcosa fra le frasche..."
"Sei tu, Abele ?"
"Sono io"
"Vieni, il Maestro ti attende qui, sotto il noce."
Il lebbroso emerge da fosso e monta sulla sponda, la valica, si addentra nel prato. Gesù, col dorso addossato ad un altissimo noce, lo attende.
"Maestro, Messia, Santo, pietà di me!" e si butta tutto fra l'erba, ai piedi di Gesù. Col volto al suolo dice ancora:"O Signore mio! Se Tu vuoi, Tu puoi mondarmi!" E poi osa alzarsi sui ginocchi e tende le braccia scheletrite, dalle mani contorte, e tende il volto ossuto, devastato... Le lacrime scendono dalle orbite malate alle labbra corrose.
Gesù lo guarda con tanta pietà. Guarda questa larva d'uomo che il male orrendo divora, e che solo una vera carità può sopportare vicino, tanto è ripugnante e maleodorante. Eppure ecco che Gesù tende una mano, la sua bella, sana mano destra, come per carezzare il poveretto.
Questo, senza alzarsi, si butta però indietro, sui calcagni, e grida: "Non mi toccare! Pietà di Te!"
Ma Gesù fa un passo avanti. Solenne, buono, soave, posa le sue dita sulla testa mangiata dalla lebbra e dice, con voce piana, tutta amore eppure piena di imperio: "Lo voglio! Sii mondato!"
La mano rimane per qualche minuto sulla povera testa. "Alzati. Vai dal sacerdote. Compi quanto la Legge prescrive. E non dire quanto ti ho fatto. Ma solo sii buono. Non peccare mai più. Ti benedico."
"Oh! Signore! Abele! Ma tu sei tutto sano!" Samuele, che vede la metamorfosi dell'amico, grida di gioia.
"Si. E' sano. Lo ha meritato per la sua fede. Addio. La pace sia con te."